C'era una volta una casa.
Questa storia nasce molti e molti anni fa, al tempo di Nonna Enrica e nonno Nicola.
Questi due simpatici signori erano i miei bisnonni.
Io li ricordo ancora con tanto affetto, Nonno Nicola era, per me bimbo, un gigante dalla testa calva, sempre pronto a scucire una mancetta e a elargire un sorriso.
Nonna Enrica più mite era proprio una Nonna professionista e anche se a me incuteva qualche soggezione, la ricordo molto dolce e gentile.
Vivevano in una grande casa di campagna vicino il paese di Farnese, ed io da bimbo, ogni tanto li andavo a trovare.
Fu lì che venne dato il nome a colui che divenne per molti anni il mio più caro amico, un piccolo (che piccolo non era) bassotto color marrone, Krikky Kripton Kristofer, ovviamente per tutti era Krikky, ma questa è un'altra storia.
Quella casa è stata il fulcro delle estati per tutta la generazione dei nipoti di Nonno Nicola e Nonna Enrica.
Un cospicuo battaglione di bambini e bambine che scorrazzavano e giocavano per le stanze, i saloni, i campi, infastidendo a volte i pacifici maiali e rincorrendo i polli.
Quando vennero a mancare i bisnonni, la loro grande casa, villa Lucattini
cadde in un periodo piuttosto buio, i grandi saloni, un tempo luogo di memorabili partite a ping pong erano divenuti silenziosi, non c'erano più bambini o ragazzi a correre per i suoi campi, la casa era desolata e disabitata.
Qualche anno dopo, una bi-Zia, con un coraggio da leoni e un'incoscienza degna di un'adolescente, prese “la casa per le maniglie” e la trasformò in una scuola d'arte ed agriturismo.
Brava Zia Mina.
Grazie all'ospitalità di questa coraggiosa Zia, alla buona volontà dei “bimbi di Farnese”, ora tutti adulti e stimati professionisti e all'organizzazione “pressante” di mia mamma, la più vecchia dei “bimbi di Farnese” è diventata tradizione la festa di primavera.
Una grande riunione di una grande e ramificata famiglia sparsa un poco ovunque.
I bimbi di Farnese ora portano i figli e alcuni i figli dei figli.
Ci si riunisce a primavera e a primavera si riunisce virtualmente una bella fetta di mondo.
C'è chi viene dall'Olanda, dalla Germania, chi dagli Stati Uniti e chi dalla Venezuela e chi dalla Polinesia.
Per non parlare dell'Italia.
Persone di tutti i tipi si ritrovano, esperienze diverse e vite divergenti, almeno per un giorno si incontrano.
Chi più chi meno, legati a villa Lucattini, alla sua storia, ai suoi abitati e alla sua vena artistica che ci ha contagiato e ha guidato le nostre vite, ma qui comincia un altro racconto.
Grazie Nonna Enrica, grazie Nonno Nicola e un grazie a tutti i “bimbi di Farnese”.
Questi due simpatici signori erano i miei bisnonni.
Io li ricordo ancora con tanto affetto, Nonno Nicola era, per me bimbo, un gigante dalla testa calva, sempre pronto a scucire una mancetta e a elargire un sorriso.
Nonna Enrica più mite era proprio una Nonna professionista e anche se a me incuteva qualche soggezione, la ricordo molto dolce e gentile.
Vivevano in una grande casa di campagna vicino il paese di Farnese, ed io da bimbo, ogni tanto li andavo a trovare.
Fu lì che venne dato il nome a colui che divenne per molti anni il mio più caro amico, un piccolo (che piccolo non era) bassotto color marrone, Krikky Kripton Kristofer, ovviamente per tutti era Krikky, ma questa è un'altra storia.
Quella casa è stata il fulcro delle estati per tutta la generazione dei nipoti di Nonno Nicola e Nonna Enrica.
Un cospicuo battaglione di bambini e bambine che scorrazzavano e giocavano per le stanze, i saloni, i campi, infastidendo a volte i pacifici maiali e rincorrendo i polli.
Quando vennero a mancare i bisnonni, la loro grande casa, villa Lucattini
cadde in un periodo piuttosto buio, i grandi saloni, un tempo luogo di memorabili partite a ping pong erano divenuti silenziosi, non c'erano più bambini o ragazzi a correre per i suoi campi, la casa era desolata e disabitata.
Qualche anno dopo, una bi-Zia, con un coraggio da leoni e un'incoscienza degna di un'adolescente, prese “la casa per le maniglie” e la trasformò in una scuola d'arte ed agriturismo.
Brava Zia Mina.
Grazie all'ospitalità di questa coraggiosa Zia, alla buona volontà dei “bimbi di Farnese”, ora tutti adulti e stimati professionisti e all'organizzazione “pressante” di mia mamma, la più vecchia dei “bimbi di Farnese” è diventata tradizione la festa di primavera.
Una grande riunione di una grande e ramificata famiglia sparsa un poco ovunque.
I bimbi di Farnese ora portano i figli e alcuni i figli dei figli.
Ci si riunisce a primavera e a primavera si riunisce virtualmente una bella fetta di mondo.
C'è chi viene dall'Olanda, dalla Germania, chi dagli Stati Uniti e chi dalla Venezuela e chi dalla Polinesia.
Per non parlare dell'Italia.
Persone di tutti i tipi si ritrovano, esperienze diverse e vite divergenti, almeno per un giorno si incontrano.
Chi più chi meno, legati a villa Lucattini, alla sua storia, ai suoi abitati e alla sua vena artistica che ci ha contagiato e ha guidato le nostre vite, ma qui comincia un altro racconto.
Grazie Nonna Enrica, grazie Nonno Nicola e un grazie a tutti i “bimbi di Farnese”.
5 Commenti:
Grande Manuel,
ho appena letto questo tuo racconto e confesso, senza pudore, l'avanzata di qualche lacrimuccia sul davanzale dei miei occhi. Aspetto altri simili racconti su questa bella e grande famiglia che ha accolto, generosamente, anche me ormai da piu' di un quarto di secolo !!
a presto zio Vito
Questa dei "bimbi di Farnese" è proprio una bella storia.
In un mondo sempre troppo veloce, distratto e superficiale è bello constatare che ci sono dei "bimbi" per i quali i concetti di umanità, valori, radici hanno un loro peso.
Complimenti Emma
Gajardi i bisnonni, hanno dato il via ad una progenie niente male. Grazie Manuel per renderci partecipi di questi bei spaccati di famiglia. ;-)
bummi
Grazie Manuel per questi ricordi,emozioni,sensazioni meravigliose che rimangono nel tempo nel nostro animo donandoci una sorta di immortalità!E' bello sentirsi parte di una grande e "fiabesca" famiglia. Baci zia bimba Elena
Non so se essere stupito o rinfrancarmi del fatto che forse in fondo in fondo (ma molto in fondo) sapevo che eri così!Mi spiego:ci conosciamo da una vita e non sei mai stato quello che facevi vedere di essere!Per paura,per insicurezza, per incapacità o...ed è quello che credo io, perchè non hai mai trovato nessuno (magari UNA l'hai trovata) con la pazienza di fermarsi ad ascoltare e la sensibilità di capire che dentro quella roccia dura che sei esiste un tutto un mondo di neve fresca, soffice e pura,incontaminata (questo per utilizzare un'immagine a te familiare). Insomma sei tanto duro burbero scontroso e spesso odioso quanto dolce sensibile e premuroso...non è facile conoscerti, ma quando ti si scopre, ci si accorge che sei una gran bella persona e un bravo padre! Sii felice, sempre!
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