In Grigna
Le ferie sono finite e le vacanze passate lasciando la loro scia di residui.
Quest'anno sono tornato a trovare un amico in Grigna, questa piccola zona montuosa ha dato i natali ad alcuni dei più forti alpinisti che abbiamo, Riccardo Cassin e i Ragni di Lecco, ha scritto la storia dell'alpinismo.
La vicinanza a Milano ne fa una delle mete predilette del turismo milanese; un turismo un po' veloce per i miei gusti prettamente montanari.
Di per sé il massiccio è piuttosto interessante, creste affilate e intriganti guglie stuzzicano l'appetito, il Nibbio, monoblocco di roccia è veramente un piatto forte.
Non voglio tessere le lodi meritate e conosciute della Grigna, ma parlare del suo volto più scuro, quello che ha dato un sapore amaro ad una dolce permanenza.
Punto focale del massiccio e obbiettivo della maggior parte degli escursionisti è la vetta della Grignetta.
Sono molti i sentieri che portano in vetta, il sentiero n°7 per la Cresta Cermenati è uno di quelli.
Mal segnato, ma facilmente intuibile, porta le persone che lo percorrono a scegliere i percorsi al momento più semplici, creando un dedalo di pesanti solchi che diventano punti di erosione per i pendii.
E pensare che basterebbe qualche segnavia in più e qualche opera di contenimento per evitare il degrado che sta portando questa erosione; da un facile sentierino, ad un tracciato per capre che incide come una brutta cicatrice la cresta Cermenati.
Dal rifugio Porta, punto di partenza di parecchie escursioni molto interessanti e ottimo luogo dove riposare e assaggiare la buona cucina e l'ospitalità del gestore Raffaele, sono previste 2 ore di cammino, ma con un passo un poco più allenato in un'oretta si arriva in vetta, da non sottovalutare il brutto tempo, si è in montagna!
L'arrivo in vetta è purtroppo deludente, molto deludente.
Se già non vi sono bastati i brutti messaggi pubblicitari segnati con inchiostro rosso per tutto il sentiero, l'accoglienza della scritta “per la vetta” in inchiostro argento certo non migliora la situazione.
Scavallato un saltino, il bivacco Ferrario , brutta copia di una specie di modulo lunare, vi saluta con la sua porta guasta.
Una tetra croce di tralicci di ferro intristisce l'escursionista più allegro e fa compagnia al terribile compagno lunare, interessante nota è poi il libro dei caduti in montagna in acciaio incastonato nella parete sotto la croce.
Chi ha stomaco e vuole incrementare la collezione di cattivo gusto, può entrare nel bivacco a leggere quello che è stato scritto sulle sue pareti scambiandolo per un libro di vetta.
Immagini sacre concludono degnamente l'assurdo quadretto.
Oltre al brutto aspetto della vetta è veramente scoraggiante la trasformazione di un luogo che dovrebbe dare pace e serenità in una specie di santuario a cielo aperto, dove l'invadenza di una certa fetta di persone schiaccia la liberà di altri che semplicemente vorrebbero ammirare un paesaggio libero.
Io avrei preferito un grassoccio, colorato e sorridente buddha a darmi il benvenuto invece che quello che ho trovato.
Anche se quel piccolo buddha è ora sparito, speriamo che torni.
In un mondo di tristi lapidi, un piccolo sorriso è sempre piacevole.
Non resta che riscendere al rifugio Porta e consolarsi con una grappa o un buon bicchiere di vino.
Quest'anno sono tornato a trovare un amico in Grigna, questa piccola zona montuosa ha dato i natali ad alcuni dei più forti alpinisti che abbiamo, Riccardo Cassin e i Ragni di Lecco, ha scritto la storia dell'alpinismo.
La vicinanza a Milano ne fa una delle mete predilette del turismo milanese; un turismo un po' veloce per i miei gusti prettamente montanari.
Di per sé il massiccio è piuttosto interessante, creste affilate e intriganti guglie stuzzicano l'appetito, il Nibbio, monoblocco di roccia è veramente un piatto forte.
Non voglio tessere le lodi meritate e conosciute della Grigna, ma parlare del suo volto più scuro, quello che ha dato un sapore amaro ad una dolce permanenza.
Punto focale del massiccio e obbiettivo della maggior parte degli escursionisti è la vetta della Grignetta.
Sono molti i sentieri che portano in vetta, il sentiero n°7 per la Cresta Cermenati è uno di quelli.
Mal segnato, ma facilmente intuibile, porta le persone che lo percorrono a scegliere i percorsi al momento più semplici, creando un dedalo di pesanti solchi che diventano punti di erosione per i pendii.
E pensare che basterebbe qualche segnavia in più e qualche opera di contenimento per evitare il degrado che sta portando questa erosione; da un facile sentierino, ad un tracciato per capre che incide come una brutta cicatrice la cresta Cermenati.
Dal rifugio Porta, punto di partenza di parecchie escursioni molto interessanti e ottimo luogo dove riposare e assaggiare la buona cucina e l'ospitalità del gestore Raffaele, sono previste 2 ore di cammino, ma con un passo un poco più allenato in un'oretta si arriva in vetta, da non sottovalutare il brutto tempo, si è in montagna!
L'arrivo in vetta è purtroppo deludente, molto deludente.
Se già non vi sono bastati i brutti messaggi pubblicitari segnati con inchiostro rosso per tutto il sentiero, l'accoglienza della scritta “per la vetta” in inchiostro argento certo non migliora la situazione.
Scavallato un saltino, il bivacco Ferrario , brutta copia di una specie di modulo lunare, vi saluta con la sua porta guasta.
Una tetra croce di tralicci di ferro intristisce l'escursionista più allegro e fa compagnia al terribile compagno lunare, interessante nota è poi il libro dei caduti in montagna in acciaio incastonato nella parete sotto la croce.
Chi ha stomaco e vuole incrementare la collezione di cattivo gusto, può entrare nel bivacco a leggere quello che è stato scritto sulle sue pareti scambiandolo per un libro di vetta.
Immagini sacre concludono degnamente l'assurdo quadretto.
Oltre al brutto aspetto della vetta è veramente scoraggiante la trasformazione di un luogo che dovrebbe dare pace e serenità in una specie di santuario a cielo aperto, dove l'invadenza di una certa fetta di persone schiaccia la liberà di altri che semplicemente vorrebbero ammirare un paesaggio libero.
Io avrei preferito un grassoccio, colorato e sorridente buddha a darmi il benvenuto invece che quello che ho trovato.
Anche se quel piccolo buddha è ora sparito, speriamo che torni.
In un mondo di tristi lapidi, un piccolo sorriso è sempre piacevole.
Non resta che riscendere al rifugio Porta e consolarsi con una grappa o un buon bicchiere di vino.
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