venerdì 12 ottobre 2007

Un parchetto

Primavalle per chi non lo conoscesse è un quartiere di Roma, non è famoso per le bellezze architettoniche, non è famoso per i suoi negozi e non è famoso per i suoi locali, è famigerato.
Ma anche unico, ha una storia tutta sua, una sua anima e i suoi eroi, spesso incarnati in persone semplici che si sbattono ogni giorno.
Un bel giorno, il comune volle regalare ad una via da quelle parti un parchetto.
Un bel parchetto, moderno, dotato di giochi per i bambini, gazebo di legno, cestini dell'immondizia a forma di pupazzone e incredibile a dirsi anche una zona "riservata" per chi porta a spasso i propri amici quadrupedi.
Ci andai qualche tempo fa e mi fece una bella impressione, il mio bimbo ci scorrazzava felice insieme ad una mandria di altri pupattoli accompagnati dai genitori e dai nonni, un punto di pace in un quartiere che spesso è stato nominato per brutti fatti di cronaca.
Domenica, ci sono tornato.
Le foto testimoniano quello che ho visto.
Alcune persone che ho incontrato mi hanno detto che il comune ha ripristinato il parco già due volte.
Non vi racconto la puzza delle cacche dei cani all'ingresso e dell'inciviltà dei loro "compagni" umani che avrebbero dovuto raccoglierle.
Non vi racconto dell'immondizia dei secchioni sulla strada, secchioni peraltro vuoti.
Non vi racconto delle cartacce, pacchetti di sigarette, lattine sparse per tutto il parchetto e dei pupazzoni vuoti.
Non vi racconto del gazebo vandalizzato, delle brutte, idiote e sgrammaticate scritte sui giochi.
Non vi racconto dell'immondizia sulla panchina della zona per animali.
Non vi racconto dell'anta del cancelletto divelta per fa entrare i motorini di imbecilli ragazzotti.
Vi racconto del sorriso di una bambina che con il nonno usava quelle altalene.
Vi racconto della risata del mio bimbo che scivolava e correva su quei giochi.
Vi racconto delle persone che vorrebbero passare un pomeriggio all'ombra del gazebo di legno.

Quando permettiamo ad acefali portatori di mutande a vista e ad incivili ed ignoranti in doppiopetto di massacrare e distruggere il nostro ambiente, dovremmo ricordarci che è nostro, lo paghiamo con le tasse, lo usiamo, e lo viviamo o vorremmo usarlo e vorremmo viverlo.
Ricordandoci che spesso riceviamo quello che meritiamo.


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