Vi ho mai parlato di quando sono stato nello spazio?
La settimana scorsa, ho assistito ad un evento che entrerà a far parte del pantheon dei miei eventi storici.
Per vari motivi, ho avuto la possibilità di essere invitato ad osservare il lancio del primo satellite della costellazione Cosmo.
Questi satelliti per l'osservazione della terra, portano l'Italia ai vertici della tecnologia aerospaziale.
Ma non è per lucidare le medagliette italiane che ve ne parlo.
Vorrei provare a circoscrivere l'evento stesso del lancio.
Alle quattro e venti del mattino, ora locale, in questi casi è d'obbligo specificare di che ora si tratti, era previsto quello che è chiamato lift-off, il lancio vero e proprio.
Un vettore della Boeing avrebbe portato in orbita il suo carico, un po' come un camion della SDA porta la posta.
Le personalità erano tante e importanti e tutti si complimentavano e si ringraziavano a vicenda.
Ma chi veramente stava vivendo il momento erano le persone coinvolte nel progetto.
Parlo dei tecnici e di tutte quelle figure che per anni hanno lavorato a quell'ammasso di alluminio e alta tecnologia.
Sono emozionati e nervosi, anche se magari non lo danno a vedere.
Sono professionisti e sanno cosa fare, però in quei momenti la tensione deve essere tanta.
Eravamo in collegamento video sia con la base di lancio sia con il laboratorio del Fucino. Negli States, nella sala “stampa” gli ospiti si preparavano a seguire il pennacchio di fumo che avrebbero visto nascere all'orizzonte e morire nella volta celeste, ma le telecamere erano anche puntate nella control room, dove le persone di cui parlavo prima eseguivano gli ultimi controlli e speravano che il vettore facesse il suo dovere.
Dieci minuti al lancio.
Una voce femminile scandisce la check list e una voce maschile rimpalla con un ok, chissà perché queste voci sono tutte uguali, come i commentatori dei documentari.
Cinque minuti al lancio.
La tensione sale, del fumo bianco esce dal vettore, sarà azoto? Mah, chissà a cosa serve, magari è scenografia, mi vengono alla mente le immagini dei film della serie Dr. Quartermass.
Lancio rimandato di dieci minuti.
La regia manda in onda la diretta della control room, le facce sono tese, darei chissà cosa per poter vivere quel momento, io non so cosa è successo e non so neanche se lo sanno loro gli uomini del Cosmo.
Forse solo i tecnici della Boeing sono a conoscenza del problema?
E' un problema?
Al momento un poco di preoccupazione m'è venuta, queste sono faccende delicate, poi qualche pensiero a cosa sarebbe successo se il lancio fosse stato rimandato, sarei riuscito a ritornare ad assistere all'evento?
Alcune pelate sono più lucide del solito, sarà il sudore dell'emozione, l'aria condizionata o forse solo la mia immaginazione?
Finalmente la voce femminile riprende la sua cantilena di controllo.
I minuti passano velocemente.
E con una naturalezza che impressiona, il razzo parte e si alza.
La potenza è impressionante, certo un razzo che parte l'ho visto tante volte in tivvu, sia i grandi TIR spaziali Russi, sia gli eleganti Arianne, sia il pulmino spaziale americano, però vederlo in megaschermo e sapere che esattamente in quel momento (o quasi) quell'oggetto si stacca dalla superficie terrestre per andare nello spazio è proprio un'altra cosa.
Ok il razzo è andato, la strada è lunga, si vede la scia, chissà se ha la marmitta catalitica.
Leggo il foglietto con i tempi che ci hanno dato all'accoglienza e osservo il mio cronometro, mi sento quasi parte del momento.
Ora dovrebbero staccarsi i razzi a combustibile solido, ora si stacca il primo stadio e così via, senza sorprese, come deve essere.
Oramai i potentissimi zoom montati sulle telecamere di terra hanno perso di vista il vettore, all'inizio si vedeva perfettamente la sagoma del missile che saliva, con la grossa coda di fuoco, poi il missile sé girato e ci ha mostrato impunemente il sedere, poi è sparito della notte siderale, là dove fa tanto freddo che gli atomi quasi non si muovono e fa tanto caldo che gli atomi quasi non hanno identità.
Ora dobbiamo solo aspettare che arrivi al casello “orbita giusta” e lasci andare il piccolo satellite italiano.
Controllo il cronometro come se servisse a qualche cosa, ma mi piace lo stesso.
I minuti passano in fretta soprattutto grazie al buffet offerto dai nostri ospiti, certo c'è una ressa da metrò al mattino di lunedì, però è bello vedere tante facce, tante persone che, foss'anche solo empaticamente partecipano a questa avventura spaziale.
Torniamo nella grande sala e con un'affermazione rotolata svogliatamente dalla bocca del presentatore ci avvertono che il satellite ha avuto l'AOS, il primo contatto con la base del Fucino.
Ma come, il primo vagito del nostro satellite è avvenuto così in sordina?
Io mi sarei aspettato almeno di vedere un monitor che si riempiva di scritte incomprensibili, un grafico che si lanciava in un picco, che ne so, qualche cosa!
Però il pensiero torna subito ai nostri uomini del Cosmo che stanno nella control room e quelli che stanno al centro di ascolto del Fucino.
Per loro il vagito deve essere stato un grido seguito da un sospiro di sollievo.
I solar array si sono dispiegati e le antenne sono attive, vive!
Questo per loro deve essere stato il momento di maggior attività, momento che si protrarrà per i giorni a seguire, in cui verranno effettuate tutte le manovre per rendere il satellite operativo.
Ora il lavoro è finito, ora il lavoro inizia.
Piano piano, dalla grande sala, la gente se ne va e l'alba è passata, sono le sei e dieci del mattino.
Per me la sveglia così presto è quasi normale, abituato a svegliarmi la notte per iniziare le mie salite invernali, però tante persone non sono abituate e le facce sono stanche.
Alcuni torneranno a casa, altri andranno a lavorare, i più giovani forse andranno a scuola.
A me spetta una giornata in ufficio, ho vissuto un piccolo momento di gloria, schegge riflesse di un successo spaziale mi hanno sfiorato.
Anche se solo con la vista ho viaggiato nello spazio anche io.
Per vari motivi, ho avuto la possibilità di essere invitato ad osservare il lancio del primo satellite della costellazione Cosmo.
Questi satelliti per l'osservazione della terra, portano l'Italia ai vertici della tecnologia aerospaziale.
Ma non è per lucidare le medagliette italiane che ve ne parlo.
Vorrei provare a circoscrivere l'evento stesso del lancio.
Alle quattro e venti del mattino, ora locale, in questi casi è d'obbligo specificare di che ora si tratti, era previsto quello che è chiamato lift-off, il lancio vero e proprio.
Un vettore della Boeing avrebbe portato in orbita il suo carico, un po' come un camion della SDA porta la posta.
Le personalità erano tante e importanti e tutti si complimentavano e si ringraziavano a vicenda.
Ma chi veramente stava vivendo il momento erano le persone coinvolte nel progetto.
Parlo dei tecnici e di tutte quelle figure che per anni hanno lavorato a quell'ammasso di alluminio e alta tecnologia.
Sono emozionati e nervosi, anche se magari non lo danno a vedere.
Sono professionisti e sanno cosa fare, però in quei momenti la tensione deve essere tanta.
Eravamo in collegamento video sia con la base di lancio sia con il laboratorio del Fucino. Negli States, nella sala “stampa” gli ospiti si preparavano a seguire il pennacchio di fumo che avrebbero visto nascere all'orizzonte e morire nella volta celeste, ma le telecamere erano anche puntate nella control room, dove le persone di cui parlavo prima eseguivano gli ultimi controlli e speravano che il vettore facesse il suo dovere.
Dieci minuti al lancio.
Una voce femminile scandisce la check list e una voce maschile rimpalla con un ok, chissà perché queste voci sono tutte uguali, come i commentatori dei documentari.
Cinque minuti al lancio.
La tensione sale, del fumo bianco esce dal vettore, sarà azoto? Mah, chissà a cosa serve, magari è scenografia, mi vengono alla mente le immagini dei film della serie Dr. Quartermass.
Lancio rimandato di dieci minuti.
La regia manda in onda la diretta della control room, le facce sono tese, darei chissà cosa per poter vivere quel momento, io non so cosa è successo e non so neanche se lo sanno loro gli uomini del Cosmo.
Forse solo i tecnici della Boeing sono a conoscenza del problema?
E' un problema?
Al momento un poco di preoccupazione m'è venuta, queste sono faccende delicate, poi qualche pensiero a cosa sarebbe successo se il lancio fosse stato rimandato, sarei riuscito a ritornare ad assistere all'evento?
Alcune pelate sono più lucide del solito, sarà il sudore dell'emozione, l'aria condizionata o forse solo la mia immaginazione?
Finalmente la voce femminile riprende la sua cantilena di controllo.
I minuti passano velocemente.
E con una naturalezza che impressiona, il razzo parte e si alza.
La potenza è impressionante, certo un razzo che parte l'ho visto tante volte in tivvu, sia i grandi TIR spaziali Russi, sia gli eleganti Arianne, sia il pulmino spaziale americano, però vederlo in megaschermo e sapere che esattamente in quel momento (o quasi) quell'oggetto si stacca dalla superficie terrestre per andare nello spazio è proprio un'altra cosa.
Ok il razzo è andato, la strada è lunga, si vede la scia, chissà se ha la marmitta catalitica.
Leggo il foglietto con i tempi che ci hanno dato all'accoglienza e osservo il mio cronometro, mi sento quasi parte del momento.
Ora dovrebbero staccarsi i razzi a combustibile solido, ora si stacca il primo stadio e così via, senza sorprese, come deve essere.
Oramai i potentissimi zoom montati sulle telecamere di terra hanno perso di vista il vettore, all'inizio si vedeva perfettamente la sagoma del missile che saliva, con la grossa coda di fuoco, poi il missile sé girato e ci ha mostrato impunemente il sedere, poi è sparito della notte siderale, là dove fa tanto freddo che gli atomi quasi non si muovono e fa tanto caldo che gli atomi quasi non hanno identità.
Ora dobbiamo solo aspettare che arrivi al casello “orbita giusta” e lasci andare il piccolo satellite italiano.
Controllo il cronometro come se servisse a qualche cosa, ma mi piace lo stesso.
I minuti passano in fretta soprattutto grazie al buffet offerto dai nostri ospiti, certo c'è una ressa da metrò al mattino di lunedì, però è bello vedere tante facce, tante persone che, foss'anche solo empaticamente partecipano a questa avventura spaziale.
Torniamo nella grande sala e con un'affermazione rotolata svogliatamente dalla bocca del presentatore ci avvertono che il satellite ha avuto l'AOS, il primo contatto con la base del Fucino.
Ma come, il primo vagito del nostro satellite è avvenuto così in sordina?
Io mi sarei aspettato almeno di vedere un monitor che si riempiva di scritte incomprensibili, un grafico che si lanciava in un picco, che ne so, qualche cosa!
Però il pensiero torna subito ai nostri uomini del Cosmo che stanno nella control room e quelli che stanno al centro di ascolto del Fucino.
Per loro il vagito deve essere stato un grido seguito da un sospiro di sollievo.
I solar array si sono dispiegati e le antenne sono attive, vive!
Questo per loro deve essere stato il momento di maggior attività, momento che si protrarrà per i giorni a seguire, in cui verranno effettuate tutte le manovre per rendere il satellite operativo.
Ora il lavoro è finito, ora il lavoro inizia.
Piano piano, dalla grande sala, la gente se ne va e l'alba è passata, sono le sei e dieci del mattino.
Per me la sveglia così presto è quasi normale, abituato a svegliarmi la notte per iniziare le mie salite invernali, però tante persone non sono abituate e le facce sono stanche.
Alcuni torneranno a casa, altri andranno a lavorare, i più giovani forse andranno a scuola.
A me spetta una giornata in ufficio, ho vissuto un piccolo momento di gloria, schegge riflesse di un successo spaziale mi hanno sfiorato.
Anche se solo con la vista ho viaggiato nello spazio anche io.
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